
Gustav Klimt, Il bacio
“Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti darei un bacio e ti chiamerei di nuovo per dartene altri.”
Gabriel Garcìa Marquez
E se quel ciao fosse un addio? Se sapessimo che quella è l’ultima volta che vediamo una persona a noi cara, cosa ci verrebbe spontaneo fare? Probabilmente ci verrebbe istintivamente da rispondere << dipende >>, perché in effetti tutto dipende dal momento che stiamo passando e dalle vicende che ci legano a quella persona. Tuttavia, se dovesse succedere tutto in poco tempo, abbracceremmo e stringeremmo forte quella persona a noi cara, godendoci quegli ultimi istanti in sua compagnia.
E se, come in realtà succede, dicessimo inconsapevolmente addio con un semplice ciao? La nostra mente precipiterebbe in un vortice di pensieri, ci metteremmo subito a fare mille ipotesi dicendoci << e se avessi …>> oppure ci sentiremmo in colpa per aver litigato il giorno prima con questa persona, per averle detto cose che in realtà non pensavamo, per non essere andati a trovarla… infine, ci renderemmo conto dell’inutilità di questi pensieri, che tutte queste congetture non ci porteranno indietro quella persona. E quindi cosa ci rimane da fare? Sperare di poter rivedere un giorno, in un tempo e in un luogo lontano, quella persona a noi cara per poterle finalmente dare quell’abbraccio mancato tempo prima… e se questo non fosse più possibile? Se quel contatto fisico dovesse mancare?
Molte persone, nel corso della storia, hanno fatto diverse ipotesi e teorie, hanno passato la loro vita con questa domanda: << e dopo la morte cosa c’è?>>, ma nessuno è stato in grado e sarà mai in grado di dare una risposta certa a questo quesito. Tra queste persone si può e si deve sicuramente citare Dante, ma anche Virgilio. Questi autori, oltre ad idealizzare un possibile oltretomba, ci hanno dato una loro versione di quel che potrebbe essere l’abbraccio tra due persone, l’incontro fra due amici, due famigliari, due concittadini nell’oltretomba. Con Dante la scena si presenta nel secondo canto del Purgatorio, quando Dante incontra l’amico musico Casella, si ripete poi nel sesto canto del Purgatorio tra Sordello e Virgilio; con Virgilio, invece, la scena si presenta nelle Georgiche nell’episodio di Orfeo ed Euridice, ma anche nell’Eneide quando Enea incontra il padre Anchise.
<< Io vidi una di lor trarresi avante
Per abbracciarmi, con così grande affetto,
che mosse me a far lo somigliante.
Ohi ombre vane, fuor che ne l’aspetto!
tre volte dietro lei le mani avvinsi,
e tante mi tornai con esse al petto. >>
(Divina Commedia, Purgatorio, II, 76-81)
<< Pur Virgilio si trasse a lei, pregando
che ne mostrasse la miglior salita;
e quella non rispose al suo dimando,
ma di nostro paese e de la vita
ci ‘nchiese; e ‘l dolce duca incominciava
<< Mantua…>>, e l’ombra, tutta in sé romita,
surse ver’ lui del loco ove pria stava,
dicendo: << O Mantoano, io son Sordello
de la tua terra!>>; e l’un l’altro abbracciava.>>
(Divina Commedia, Purgatorio, VI, 67-75)
<< Tre volte allora tentai di abbracciarlo;
tre volte l’immagine abbracciata invano sfuggì le mani,
simile a venti leggeri e somigliantissima a un sogno alato>>
(Eneide, VI, 700-702)
In contesto completamente diverso, il topos sopravvive anche nell’epica di Tasso. Nella Gerusalemme liberata, durante il duello fra Tancredi e Clorinda, si verifica un tragico errore. Tancredi, cavaliere del campo cristiano, è disperatamente innamorato della guerriera pagana, che combatte solitamente vestita di bianco. Ma, durante una sortita notturna, la donna, per mimetizzarsi meglio, indossa un’armatura nera. Tancredi la vede, la crede un nemico qualsiasi, la insegue, e l’uccide, e solo al momento della morte di lei, quando le alza la celata, si accorge che si tratta della donna amata.
<< Tre volte il cavalier la donna stringe
con le robuste braccia, ed altrettante
da que’ nodi tenaci ella si scinge,
nodi di fer nemico, e non d’amante. >>
(Gerusalemme liberata, XII, 57, 1-4)
Se quindi questo contatto fisico dovesse mancare? Cosa ci legherebbe fisicamente a quella persona? Nulla. Fisicamente nulla. Se veramente così fosse dovremmo goderci a pieno gli abbracci che possiamo dare e ricevere ora, quando siamo ancora vivi e dotati di un corpo, di una realtà materiale, dovremmo goderci le sensazioni che percepiamo con i sensi. Tuttavia, nonostante la possibilità che questo contatto fisico venga a mancare, rimane comunque un legame forte e indissolubile, il legame spirituale con questa persona, che è costituito da ricordi, emozioni e concetti astratti che difficilmente sono rappresentabili.
-M.